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Area 2010 capire per proporre.

25/03/2007 7232 lettori
4 minuti

Sollecitato dall’esordio dell’Associazione Culturale, ebbi l’ardire di redigere un contributo con un impertinente incipit: «esorto ad una più puntuale e concreta definizione dell’argomento che tenda a dare l’opportuna stabilità nel tempo». Intendendo per stabilità, la costanza nel congegnare la necessaria consapevolezza, riuscendo ad espandere ed approfondire la capacità di comprendere la realtà. E perché no! Magari «ripensare e rivedere quelle che sono le nostre idee "originarie", alimentare la consapevolezza ed evocare nuove responsabilità in quello che facciamo».[1]

Ebbi l’impressione che poteva prevalere, seguendo le propensioni e le inclinazioni dei primi approcci, l’orientamento politico all’orientamento culturale e propositivo. Fugato ogni dubbio passo a parteciparvi le mie sensazioni, nel momento del convegno:

· Alla prima è come se la politica fosse assente. Eppure la politica è quella attività umana, che si esplica in una collettività: la politica non è che aspirazione al potere e monopolio legittimo dell'uso della forza[2]; essa è l’allocazione di valori imperativi (cioè di decisioni) nell'ambito di una comunità[3]; la politica è la sfera delle decisioni collettive sovrane[4]. Questa assenza si percepisce sempre più, almeno per quanto a me pare, man di mano che i relatori enunciano i vari argomenti con eloquenza, seppur con qualche isolata delicatezza giovanile. Da subito l’uditorio è attento, ascolta e segue il sincronizzato scorrere delle “slides”, quasi ad assecondare il garbato dispensare del moderatore. E tutto questo è nuovo, se si vuole, mentre all'esterno ci si aggroviglia con crescenti situazioni di disagio e di conflitto profondo in ogni luogo e in ogni livello sociale.

· Tutti gli interventi, dell’uditorio, che ne seguono sono appropriati e di competenza specifica che ne esaltano l’interesse e, penso, la voglia di approfondimento in opportuna sede ed in circoscritta trattazione.

· Sintetico, accattivante e squisitamente “politico” l’intervento del “candidato Sindaco”: «Tutti mi chiedono chi me lo fa fare a candidarmi. Tutti vi rendete conto di quanto entusiasmo può infondere, il mettere a disposizione la propria esperienza, quando si ha un’organizzazione che lavora con i metodi testé esposti».

Così come ho aperto, concludo ancora con un grazie e con un’ulteriore esortazione rilanciando un concetto di esperienza: «L'individuo è constante con il suo ambiente, reagisce ed agisce su di esso. L'esperienza educativa deve quindi partire dalla quotidianità nella quale il soggetto vive. Successivamente ciò che è stato sperimentato deve progressivamente assumere una forma più piena ed organizzata. L'esperienza è realmente educativa nel momento in cui produce l'espansione e l'arricchimento dell'individuo, conducendolo verso il perfezionamento di sé e dell'ambiente. Un ambiente in cui vengono accettate le pluralità di opinioni di diversi gruppi in contrasto tra loro, favorisce lo sviluppo progressivo delle caratteristiche dell'individuo».



[1] Leadership riflessive Andrea Vitullo

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.